Federico Paternò
Interface Designer
Il mio desiderio era quelli di progettare “cose” utilizzabili dalle persone, come Interface Designer mi occupo di disegnarle chiare, funzionali e accessibili.
Una lavatrice, una lavastoviglie, un paio di ferri da stiro: questo è l’elenco degli elettrodomestici che ho compromesso cercando di capirne il funzionamento, ovviamente per la gioia dei miei genitori. La curiosità nel capire l’interazione tra oggetti ed esseri umani è li fin da quel momento.
All’inizio dei miei studi sono affascinato da tutta quell’architettura che va oltre la ricerca funzionale ed estetica, e che ragiona del modo di vivere delle persone nel proprio ambiente, in quello circostante e nella socialità. Negli anni del liceo però scopro che oltre all’architettura esiste il design, la progettazione di oggetti utilizzati in modo attivo dalle persone mi rapisce e capisco che progettare in scala minore è la mia strada quindi…ovviamente mi iscrivo alla Facoltà di Architettura che chiaramente lascio dopo il primo anno (grazie Analisi1).
Successivamente mi iscrivo alla triennale di Design dell’Università di San Marino dove studio la progettazione incentrata sui bisogni delle persone, solida dal punto di vista funzionale e con un’estetica essenziale e pura. Castiglioni, Mari, Munari, Rams, Joe Colombo diventano i miei idoli (Joe Colombo ❤️, un genio...andatevelo a vedere).
Scopro inoltre la comunicazione visiva e la progettazione grafica, fino a quel momento mai realmente considerate...Vignelli, Steiner, Noorda, i font, le griglie compositive. Inizio a progettare elementi visivi oltre che prodotti. Nasce in me la consapevolezza di voler progettare "oggetti" visivi con cui le persone possono interfacciarsi quindi…ovviamente mi iscrivo alla Facoltà di Industrial Design, che finisco per poi non fare mai la professione di industrial designer (e due).
Un mese e mezzo dopo essere uscito dalla Laurea Magistrale in Industrial Design apro la partita iva e inizio a lavorare come freelance occupandomi di progetti di branding e progettazione di sistemi di identità che comprendono siti web e altri touchpoint digitali. Insieme ad altri tre professionisti creo White Studio, un collettivo che spazia dal branding al digitale al multimedia.
Dal 2016 divento co fondatore e socio di Studio Tanto, uno studio di design multidisciplinare in cui mi occupo dell’area dedicata ai progetti digitali. Approfondisco gli aspetti fondamentali della progettazione UX e UI e mi occupo di progettare interfacce uomo macchina in diversi ambiti, dal medicale ai pagamenti elettronici.
Sono spesso chiamato a lavorare su concept disruptive con la richiesta di applicare nuove tecnologie (sensori, voice control, realtà aumentata, ecc.) in scenari concreti.
L’approccio multidisciplinare che ha contraddistinto i miei studi e la mia carriera professionale, mi ha insegnato a tenere sotto controllo tutti gli elementi della filiera del progetto. Ho capito che nessun progetto è un’oasi nel deserto. Si tratta invece di una parte di ecosistemi più ampi e complessi. Questo know how mi ha facilitato quando sono diventato Interface designer occupandomi di progettare software, App e interfacce complesse.
In questo ruolo, ho fatto da tramite tra business e sviluppo, consolidando l'importanza della collaborazione interdisciplinare e dell'empatia nel design.
“Sono sempre convinto che industria e design non possono non tener conto della parola uguaglianza” diceva Enzo Mari. Prima di farne parte, seguivo Tangibile per i progetti ma soprattutto per l’approccio ai progetti stessi, alla comunità e alle persone. Oggi, come membro del team, ho l'opportunità di contribuire attivamente alla creazione di esperienze utente significative e di creare valore insieme ai miei colleghi.
Facciamo due chiacchiere?