Thinking
Un viaggio nella tipografia per il Web
Sono affascinato dal linguaggio da sempre e soprattutto da quando all'università ho studiato semiotica e linguistica. Linguaggio in senso lato, verbale, visivo, non-verbale.
Il linguaggio è ciò che ci rende umani, è ciò che dà sostanza al nostro mondo, alle nostre emozioni, ai nostri sogni. E ciò che ci consente di comunicare con gli altri. La scrittura è ciò che ci permette di sconfiggere il tempo, di raccontare la nostra storia. In qualche modo di lasciare la nostra traccia, di dire che siamo esistiti.
La tipografia, in quanto espressione visiva del linguaggio, ha sempre avuto per me un fascino particolare e ha sempre rivestito un ruolo importante nel lavoro che faccio ogni giorno.
Tuttavia il mare di nuove potenzialità che si è aperto negli ultimi anni con l'avvento dei web-fonts, mi ha imposto un momento di riflessione, che mi ha portato alla conclusione che non ne sapevo abbastanza.
Negli ultimi tre anni ho letto molto, sia online che offline (libri, ebook, riviste) per cercare di formalizzare meglio le mie conoscenze e ciò che già comprendevo a livello intuitivo, ma a cui sentivo l'esigenza di abbinare una solida base teorica.
Questo processo mi ha portato a lavorare meglio, a prendere scelte migliori e più consapevoli. E a rendermi conto che la tipografia, come la tana del bianconiglio, è più profonda di quanto si immagini.
Nell'ultimo anno questo processo di approfondimento ha avuto le sue tappe più importanti, partecipando alle due conferenze europee di Web Typography.
Kerning Conference
L'idea di organizzare la Kerning è nata fuori dall'Agile UX Camp, a Firenze, poco più di un anno fa.
Grazie ad un team eccezionale, siamo riusciti a coinvolgere alcuni degli speaker più brillanti del settore e a rendere possibile una conferenza internazionale, con pubblico internazionale, nella piccola Faenza.
A riprova del fatto che, volendo e con l'opportuna dose di sbattimento, le cose si possono fare anche in Italia (#rant).
Senza che fosse stato stabilito un tema cardine della conferenza, la gestione della tipografia in un processo di Responsive Design è emerso piuttosto chiaramente come l'argomento ricorrente su cui quasi tutti gli speaker hanno posto l'attenzione.
L'argomento è stato affrontato in particolare da Richard Rutter, Marko Dugonjić e Aral Balkan, che ne hanno esplorato sia gli aspetti più tecnici, sia gli aspetti più legati all'esperienza che la tipografia determina.
Significativo è stato anche il closing keynote di Christopher Murphy, che ha tirato le fila della giornata facendo saggiamente notare che, tutto sommato, ci stiamo muovendo su un territorio che è già stato esplorato in lungo e in largo in cinque secoli di stampa a caratteri mobili e che, sebbene il nuovo medium e i nuovi contesti in cui lavoriamo ci impongano nuove sfide, sappiamo dove andare a trovare gli strumenti per affrontarle.
Tuttavia si sa, l'appetito vien mangiando…
Durante la cena di chiusura della Kerning, la tensione ha cominciato a calare, le facce di tutti noi dello staff si sono fatte più serene e rilassate e in noi ha iniziato a maturare la consapevolezza di aver fatto qualcosa di importante.
E lì, tra soddisfazione e entusiasmo, ho deciso che ne volevo di più e che sarei andato, un paio di mesi dopo, alla Ampersand Conference a Brighton, ormai diventata LA conferenza di Web Typography per eccellenza.
Ampersand Conference
E così a fine giugno sono volato a Londra e arrivato in treno a Brighton, che per gli inglesi è una ridente località balneare, ma per uno che vive a Rimini è un posto insensatamente freddo e piovoso anche in piena estate.
Tuttavia ci sono buona birra e buoni hamburger, entrambi aspetti che Matteo e io abbiamo avuto cura di approfondire ;)
Dopo una brevissima introduzione di Richard Rutter, la Ampersand è iniziata con il keynote di Erik Spiekermann, che da solo valeva la pena del viaggio e della pioggia.
Sebbene sarà ricordato per la strepitosa battuta "Neue F*cking Helvetica", che era già diventata un meme prima della pausa pranzo, il keynote di Spiekermann ha toccato dei temi fondamentali, legati al ruolo della tipografia nel definire la comunicazione, il tono ed infine nel determinare il brand di un'azienda o di un prodotto.
Tipografia e brand sono temi cari a Spiekermann, già accennati anche nel suo talk al Creative Mornings Berlin.
Il punto importante è proprio la citazione di Watzlawik: non possiamo non comunicare. Ogni scelta tipografica (ma il discorso vale per ogni scelta di linguaggio visivo) influenza il contenuto che stiamo trasmettendo all'utente; ogni scelta determina la voce, il tono del contenuto. Esattamente come il nostro corpo e i nostri gesti comunicano, anche se non diciamo una parola. Pertanto, come designer, dobbiamo essere consapevoli di ogni scelta, in questo caso tipografica, che facciamo.
Come alla Kerning, il leitmotiv di molti degli altri talk è stato "Responsive Typography". Il Web è nato come medium di condivisione di contenuti, prevalentemente testuali, ed è nato fluido, responsive. Tuttavia ce ne siamo dimenticati per una quindicina d'anni.
Ben Terrett e Chris Heathcote hanno invece portato il case study del redesign di Gov.uk e raccontato le problematiche che hanno dovuto affrontare sia in termini di scelte di design, che di sviluppo front-end. Qui in particolare hanno presentato soluzioni di hosting, ottimizzazione, subsetting e caching dei web-fonts veramente interessanti e avanzate, che sarà molto interessante provare ad applicare ai progetti editoriali su cui stiamo lavorando in GNV&Partners.
Il pomeriggio è stato animato invece dallo strepitoso talk di Jenn Lucas, sviluppatrice front-end di Happy Cog. Il suo video, girato con l'iPhone, di colleghi e designer illustri (tra cui Jason Santa Maria) che pronunciamo "Futura" (phew-tura), "Trebuchet" (tree-bucket) e "Helvetica Neue" (helvetica new) con un inaccettabile accento americano è stato senz'altro il momento più esilarante della giornata.
Il bilancio alla fine della giornata
Al di là della personale soddisfazione di aver rivisto alcuni degli speaker della Kerning e aver potuto scambiare due parole con Erik Spiekermann, Elliot Jay Stocks e Jeremy Keith, da Brighton mi sono portato a casa la consapevolezza che stiamo tutti, come industria, affrontando il problema del Responsive Design, procedendo essenzialmente per tentativi e continuando a condividere problemi e soluzioni con la community. Soluzioni che sono per lo più imperfette e temporanee, dal momento che la tecnologia continua a cambiarci lo scenario sotto agli occhi ogni giorno.
Relativamente al design e alla tipografia, la nostra industria sembra essere arrivata ad una maggiore maturità e a capire che dobbiamo andare ad attingere a piene mani al passato, alla tipografia tradizionale, alla stampa, alle griglie di Josef Müller-Brockmann, alla teoria della comunicazione, alla psicologia.
In pratica alle basi del design moderno.