Thinking
Oltre l'hype: un workshop per integrare l'intelligenza artificiale nel design
In tanti ne parlano, ma pochi team di design la usano davvero. Abbiamo progettato un workshop per aiutare a integrare l’AI nel lavoro quotidiano, senza aspettare la prossima “magia”

Quando si parla di AI nel design, le posizioni tendono a polarizzarsi: da un lato chi la vede come una minaccia esistenziale, dall’altro chi la considera la soluzione magica a ogni problema creativo.
La verità, come spesso accade, sta nel mezzo. L’AI non è qui per sostituire i designer, ma per accompagnare chi vuole davvero ripensare il proprio modo di lavorare.
Eppure molti team restano fermi. Sanno che dovrebbero esplorare le sue potenzialità, ma non sanno da dove cominciare. Quando abbiamo ideato questo workshop, anche nel nostro team c’erano UI designer che non avevano mai interagito, o lo avevano fatto solo in modo timido, con questi strumenti. È proprio da lì che siamo partiti.
Perché serve un'approccio diverso
Negli ultimi mesi abbiamo visto proliferare workshop, corsi, webinar, paper, checklist che promettono di insegnare ai designer come inserire l’AI nel flusso di lavoro.
Ma spesso lo schema è sempre lo stesso: showcase di tool impressionanti, demo spettacolari, e alla fine chi partecipa, o legge e commenta con “magia AI” su LinkedIn per ricevere la risorsa, esce con tanta ispirazione ma pochi strumenti concreti per iniziare. Ah, a tratti anche con non poco FOMO.
In Tangible ci piace sperimentare, e spesso lo facciamo in un modo che ci è molto familiare: i workshop.
In questo caso abbiamo progettato e ideato un formato di workshop pensato specificamente per provocare UI designer, e team di UI designer, che hanno bisogno di una spinta per cominciare ad usare seriamente l'AI nei loro processi.
L'obiettivo non è soltanto fantasticare insieme, ma fornire un framework pratico per iniziare a sperimentare.
La struttura: dalle paure alle mani in pasta
Il formato che ci siamo immaginati, prima, e abbiamo usato, poi, parte dallo stimolare i team che hanno bisogno di riflettere sul futuro prima di immergersi nella pratica. L’abbiamo testato con gruppi di 5 o 6 persone, per circa due ore (quando funziona bene, come spesso capita, si finisce per sforare facilmente).
È strutturato in cinque esercizi progressivi che guidano i partecipanti dalla consapevolezza iniziale all'azione concreta.
Di seguito raccontiamo i primi due passaggi e gli insight più interessanti emersi.
Esercizio 1: Speranze e paure
Si inizia mappando collettivamente le percezioni sull’AI. Tutte le persone partecipanti utilizzano post-it verdi per le speranze e rosa per le paure, creando un quadro onesto delle emozioni del team.
L’obiettivo è aprire uno spazio sicuro dove far emergere ansie e aspettative vere, come la paura di “perdere l’unicità creativa” o il timore della “svalutazione della professione”. Questo momento iniziale sblocca la conversazione e crea una base emotiva per tutto il resto del workshop.
Insight: le speranze più comuni includono l'automazione dei task ripetitivi, la possibilità di esplorare più direzioni creative, e il miglioramento dell'accessibilità, mentre le paure spaziano dalla omogeneizzazione del design alla dipendenza eccessiva dalla tecnologia.
Esercizio 2: Domande future-oriented
In questo esercizio i/le partecipanti si confrontano con domande aperte per riflettere su questioni profonde riguardo il futuro della professione: come cambierà il loro ruolo? quali competenze diventeranno fondamentali? Cosa resterà insostituibile?
È un momento di introspezione e di visione, che spesso porta intuizioni profonde.
Insight: molti designer iniziano a vedersi meno come “creatori di pixel” e più come “direttori creativi dell’AI”. Le competenze di scrittura di prompt, valutazione critica dell'output, e comprensione profonda dei principi di design diventeranno cruciali. Ma soprattutto, si riafferma il valore dell’esperienza umana: empatia autentica, intuizione culturale e la capacità di connessione emotiva con gli utenti.

Esercizio 3: Ripensare i flussi di lavoro
Questa è una delle parti più operative del workshop. L’obiettivo è mappare le fasi tipiche del processo di visual design UI, identificando dove l’AI può essere utile e dove è preferibile mantenere il controllo umano.
Si utilizzano post-it verdi per i task che potrebbero essere potenziati dall’AI e rossi per quelli da preservare come attività umane.
Nel template usato proponiamo otto fasi di riferimento:
- Ricerca e ispirazione
- Definizione del visual language
- Esplorazione stilistica
- Creazione di UI components
- Costruzione del design system
- Applicazione a interfacce complete
- Specificazione per sviluppo
- QA
L’interesse non è solo capire dove si può automatizzare, ma far emergere schemi ricorrenti nei team: l'AI viene accolta per task ripetitivi come la generazione di varianti responsive, l'analisi di accessibilità, o la creazione di specifiche per sviluppo? Il controllo umano viene preservato per decisioni strategiche come la definizione dell'identità visiva del brand, l'interpretazione del contesto culturale, o le scelte che richiedono sensibilità estetica?
Insight: questo esercizio genera spesso una presa di coscienza importante. I/le designer si rendono conto di quanto tempo viene assorbito da attività che potrebbero essere automatizzate, e di quanto poco ne rimanga per le decisioni strategiche.
Un momento che fa emergere un “mal comune” condiviso: rendersi conto che è una difficoltà comune crea un clima di complicità che apre la strada a confronti autentici, anche dopo il workshop.
Esercizio 4: AI Design Superpowers
È l'esercizio più creativo del workshop nel quale spingiamo ad immaginare i superpoteri di design che vorrebbero avere e riflettono su quali potrebbero essere realizzabili con l'AI. Ogni gruppo crea una "carta d'identità del superpotere" con nome, descrizione, impatto sul workflow, e valutazione di fattibilità.
L’obiettivo è liberare l'immaginazione dai vincoli della tecnologia attuale e aiutare i designer a pensare in termini di "problemi da risolvere" piuttosto che "tool da usare". È sorprendente scoprire che molti di questi superpoteri sono già parzialmente realizzabili con l'AI esistente.
Insight: sono emerse idee brillanti e più concrete di quanto si possa immaginare.
"Mind Reader" che traduce feedback vaghi dei clienti in problemi specifici, "Style Translator" che converte design tra stili diversi mantenendo l'architettura dell'informazione, "Context Shifter" che adatta automaticamente design per culture diverse, o "Consistency Guardian" che mantiene automaticamente la coerenza del design system su tutti i progetti.
Esercizio 5: Action plan
Il workshop si chiude con l’obiettivo più importante: trasformare gli insight in azione.
Ogni persona crea un piano operativo da portare con sé: uno strumento AI da sperimentare, un obiettivo chiaro, una metrica per valutare i progressi.
Suggeriamo azioni concrete e misurabili. Non “userò di più l’AI”, ma impegni del tipo:
- "Dedicherò 30 minuti ogni martedì, per un mese, a sperimentare con Figma AI per creare varianti responsive."
- "Misurerò il successo in base alla riduzione del 30% del tempo di adattamento."
Questo livello di specificità è essenziale perché trasforma insight in azione, e l'azione è l'unico modo per sviluppare davvero nuove competenze.
Bonus: Ice breaker
Abbiamo aggiunto anche un piccolo esercizio di apertura ispirato a un mito del passato.
Non possiamo spoilerare, ma funziona sempre: mette a proprio agio, rompe il ghiaccio e introduce il tema con un sorriso.

Una risorsa per la community
Abbiamo deciso di condividere questo workshop anche fuori da Tangible. Lo trovate su Figma Community, nella speranza che possa essere utile a chiunque voglia accompagnare il proprio team in questo percorso.
Il nostro obiettivo è innescare domande che portino a innovazione e immaginazione di nuovi ruoli professionali.
Non è una ricetta pronta, ma un framework aperto. L’abbiamo progettato per essere adattato, remixato, migliorato. E siamo curiosi di scoprire cosa ne farete.
Se lo usate, fateci sapere com’è andata. Quali superpoteri sono emersi nel vostro contesto? Quali pattern avete scoperto nei flussi dei vostri team?
Saremmo felici di ricevere feedback su eventuali evoluzioni e casi di chi l'ha utilizzato. Ogni adattamento, miglioramento, o insight emerso dall'uso del workshop in contesti diversi può arricchire la risorsa per tutti. L'intelligenza collettiva della community può fare di questo workshop uno strumento sempre più efficace.