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Un sito web va coltivato come una pianta

Un sito è un ecosistema vivo che cresce se lo curi e si spegne se lo trascuri. In questo articolo parliamo di segni vitali, potature e manutenzione consapevole - aspetti che, come designer, dobbiamo considerare fin dall’inizio del progetto.

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Caterina Amato
Illustrazione di un laptop da cui cresce una pianta, mentre un annaffiatoio la irriga. Rappresenta la cura necessaria per far crescere un sito web.

Quando pensiamo a un sito web ci viene in mente un mondo fatto di interfacce e tecnologia. Nell’immaginario comune è qualcosa di molto diverso da un ecosistema naturale che cresce e cambia nel tempo. Eppure siti web e piante hanno molto più in comune di quanto sembri. Entrambi vivono, comunicano, si trasformano. E soprattutto entrambi hanno bisogno di tempo, cura e attenzione per crescere bene.

Di questo abbiamo parlato insieme a Nicola Bonotto di Piano D, durante "Better Software", l’evento che si è tenuto a Torino lo scorso 3 ottobre.

Due mondi diversi? Non proprio

A prima vista piante e siti web sembrano appartenere a mondi opposti. Uno fatto di linfa, luce e radici; l’altro di codice, dati e server.
Eppure, se ci fermiamo a osservare più da vicino, scopriamo che tra un ecosistema naturale e uno digitale ci sono sorprendenti somiglianze.

Le piante germinano, crescono, maturano e a volte muoiono. Allo stesso modo, un sito web nasce da un progetto, si sviluppa, evolve e, se viene trascurato, può andare incontro a obsolescenza.

Anche il loro modo di comunicare ha qualcosa in comune: si basa su segnali non verbali. Le piante attraverso segnali chimici o elettrici; i siti web attraverso log, dati di navigazione e feedback degli utenti, che rivelano il loro stato di salute.

Infine c’è il tema della cura. Una pianta trascurata si secca, un sito non aggiornato diventa lento, vulnerabile e difficile da usare. In entrambi i casi, la mancanza di attenzione porta a un lento ma inevitabile declino.

Siti web appassiti: cosa sono e perché sono un problema

Un sito appassito è caratterizzato da contenuti obsoleti, funzioni superate e un’interfaccia antiquata. Il risultato è un’esperienza utente frustrante in cui la navigazione si complica, serve più tempo per orientarsi tra informazioni vecchie e nuove e la fiducia nel sito cala.

C’è poi un tema di accessibilità: con l’evoluzione costante di standard normativi e tecnologici, un sito non aggiornato rischia di escludere alcune persone.
Oltre a essere un problema per gli utenti, può generare rischi reputazionali e, in certi casi, anche legali.

Infine la sostenibilità. Mantenere online un sito vecchio e non ottimizzato ha un costo economico e ambientale spesso ingiustificato. Un sito sano è anche un sito sostenibile.

Perché i siti web appassiscono

Le cause principali sono legate alla mancanza di cura continua, proprio come accade per le piante. In particolare,

  • Troppi contenuti. Senza una revisione periodica, si accumulano e diventano ridondanti. Il risultato è un sito difficile da gestire e da navigare.
  • Design datato. I trend e gli standard visivi cambiano rapidamente. Un’interfaccia non aggiornata può far percepire il sito come fermo e poco curato.
  • Funzionalità obsolete. Componenti non aggiornati possono smettere di funzionare o creare problemi di accessibilità, generando costi di manutenzione non necessari.
Persone sedute durante un talk di Better Software 2025 a Torino, con relatori sul palco. L’immagine rappresenta il contesto dell'intervento in cui è nata la riflessione del blogpost.

Come mantenere un sito rigoglioso

Un sito, come una pianta, ha bisogno di attenzioni costanti. Ecco alcune buone pratiche:

  • Ascoltare i segnali. Analytics e feedback raccontano molto sul comportamento degli utenti.
  • Fare decluttering. Serve coraggio per potare ed eliminare ciò che non serve più.
  • Cura costante. Aggiornare testi, immagini e funzionalità in modo continuo è come annaffiare e nutrire una pianta.

La manutenzione è quindi parte della progettazione. Per questo, quando pensiamo a un sito come un organismo vivente, il ruolo del designer non si limita a farlo nascere, ma a renderlo curabile.

Questo significa progettare strutture di contenuto chiare, componenti accessibili e modulari, tassonomie controllate e routine di revisione realistiche.
Significa anche formare chi dovrà prendersene cura, affinché la salute del sito non sia legata a interventi straordinari ma sostenuta da piccoli gesti quotidiani.

E se è troppo tardi?

Niente panico. Anche un sito appassito può tornare a nuova vita. Basta partire dalle radici: capire cosa è davvero utile, cosa va rimosso e cosa può essere riprogettato.

È ciò che abbiamo fatto con alcune ASL (Aziende Sanitarie Locali), alle prese con migliaia di contenuti stratificati nel tempo. Riprogettando la struttura e la governance dei contenuti, e mettendo al centro l’utente, abbiamo aiutato queste organizzazioni a trasformare siti caotici in ecosistemi digitali sani e sostenibili.

Il primo passo è stato la potatura: mappare migliaia di pagine, eliminare il superfluo, ricostruire l’alberatura secondo una logica più chiara e sostenibile. Da lì, l’evoluzione naturale ha portato template e componenti accessibili, popolamento guidato del nuovo CMS, formazione ai team interni e una governance finalmente gestibile.

Curare un sito web non è un’azione una tantum. È un processo continuo, fatto di attenzione, ascolto e consapevolezza.
Proprio come una pianta, un sito ha bisogno di essere osservato, nutrito e potato per crescere nel tempo.

Il segreto è semplice: coltivare, non solo piantare.

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