Thinking
Misurare la trasparenza: un impegno iterativo
Dalla teoria della trasparenza a un metodo condiviso, nato dalle domande di Inspiration 2024 e trasformato in uno strumento concreto per i progetti
Quando abbiamo scritto "Trasparenza come criterio d’impatto", ci stavamo già chiedendo: come possiamo portare davvero questo principio nei progetti, senza ridurlo a un mero adempimento legale?
Grazie ai contributi delle persone esperte, coinvolte durante gli appuntamenti di Inspiration 2024, abbiamo tirato le fila e abbiamo acquisito una certezza che stava già mettendo radici nelle nostre consapevolezze. La trasparenza è molto più di un paragrafo di privacy policy: è ciò che permette alle persone di fidarsi, comprendere l’uso dei propri dati e agire di conseguenza.
Ma spesso, nel flusso serrato di un progetto, resta una questione affrontata all’ultimo minuto.
Per questo abbiamo creato un workshop dedicato: uno spazio per misurare la trasparenza di un’esperienza, confrontarsi sui punti critici e co-progettare miglioramenti concreti. Un momento per trasformare la teoria in pratica, insieme a designer, legal e business. Una serie di domande da porsi a partire dal giorno zero di un progetto.
Perché abbiamo creato questo workshop
Nel lavoro quotidiano vediamo sempre le stesse difficoltà. Informative lunghe e dense di legalese, pop-up che interrompono il flusso, utenti che accettano tutto senza leggere per “andare avanti”. E nei servizi digitali più complessi, spesso la situazione peggiora: modelli e automatismi restano opachi, difficili da spiegare persino a chi li ha progettati.
Un design trasparente è un fattore di fiducia che permette alle persone di prendere decisioni informate e di sentirsi al sicuro nell’uso di prodotti e servizi digitali.
Troppo spesso la trasparenza viene trattata come un requisito da spuntare a fine progetto: un link in fondo alla pagina, un documento legale aggiornato all’ultimo momento. Così però si perde un’opportunità di costruire fiducia e di progettare esperienze più consapevoli.
Questo workshop nasce proprio per cambiare prospettiva. È pensato per portare la trasparenza a monte del processo di design, innescando conversazioni tra designer, product owner, legal e stakeholder di business. Lo scopo è valutare insieme i punti di contatto più critici, capire dove le persone hanno davvero bisogno di informazioni, e trovare modi per offrirle in modo chiaro e rispettoso dell’interazione.
Come l’abbiamo strutturato
Per modellare la struttura del workshop, siamo partiti da una serie di domande, come:
- Gli utenti hanno la possibilità di accedere ai propri dati con facilità e gestirli senza ostacoli?
- Il business gestisce i dati degli utenti in maniera adeguata al tipo di servizio offerto?
- Le informazioni più rilevanti e critiche per gli utenti sono presenti, chiaramente esplicitate e comprensibili nelle interfacce progettate?
- È in atto un dialogo con i consulenti legali del cliente per risolvere eventuali dubbi o rispondere a richieste specifiche?
Dopo vari momenti di brainstorming, siamo giunti alla conclusione che queste domande sarebbero corrisposte ad altrettante sezioni del workshop, quindi a un tema di analisi specifico.
Per poter valutare ciascun argomento più nel dettaglio, abbiamo creato una serie di domande verticali.
Per fare un esempio: rispetto alla sezione “Comprensione del servizio e verifica se e come gli utenti possono accedere e gestire i propri dati”, alcune delle domande sono:
- Vengono richiesti solo dati sensibili pertinenti? Sono coerenti con l’azione che deve compiere l’utente?
- Gli utenti vengono informati chiaramente su quali dati vengono raccolti e per quali finalità (ad es. tramite privacy policy o pop-up di consenso)?
- È evidente all’utente quali dati può gestire in autonomia e per quali ha bisogno di supporto o intercessione di terzi?
- È presente un’area in cui l’utente può gestire i propri dati? Se si, è chiaro come può gestire i propri dati? (es. sottoscrivere o annullare l’iscrizione da un servizio)

Abbiamo deciso di darci alcune linee guida, senza troppe restrizioni, per non limitare eccessivamente la fase iniziale di esplorazione.
È importante utilizzare queste domande fin dall'inizio del progetto, per poi aggiornare le risposte e rivederle in corso d’opera.
Rispondi alle domande, tenendo presente che non sempre sarà possibile trovare una risposta a tutto. Le cause sono molteplici: la relazione con il o la cliente, lo stato di avanzamento del progetto e altro ancora.
Prima di coinvolgerlo, compila le risposte per quanto ti è possibile. Successivamente, coinvolgi i o le stakeholder del/la cliente per validare e completare la board. Potrebbero essere più propensi a partecipare all’attività, se più mirata e meno impegnativa a livello di tempo.
Vuoi provare la prima versione?
Come per il nostro workshop sull’AI, abbiamo deciso di condividere anche questo con la community.
La nostra speranza è la stessa: stimolare domande, costruire un dialogo e far crescere la consapevolezza su questi temi.
È uno strumento in evoluzione, che continuerà a crescere man mano che lo usiamo e raccogliamo feedback. Perché la trasparenza è un percorso in costante trasformazione, utile a costruire fiducia e a dare alle persone la possibilità di capire e partecipare.
Se vuoi testare questo esercizio nel tuo team, ecco alcuni spunti per iniziare subito. E se vorrai condividere feedback o risultati, saremo felici di ascoltarli e far crescere insieme questo strumento:
- Identifica un progetto attivo in cui sia prevista ad esempio una gestione in autonomia o meno dei dati personali da parte delle persone che lo utilizzano, oppure un servizio che preveda la vendita di prodotti, quindi condizioni di servizio specifiche.
- Inizia a rispondere alle domande, o solamente a quelle che ti sembrano più calzanti col tuo progetto, e raccogli le possibili azioni di miglioramento che hai identificato.
- Discutine col tuo team e prova a capire come gestire le azioni da mettere a terra. Ad esempio, prova a chiederti se servirà qualcuno esterno al team di progetto, oppure quante o quali risorse, e così via.