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Usare l’AI per creare esperienze, non solo funzionalità

L’AI non è solo un motore di automazione, ma un'opportunità per ripensare il modo in cui le persone interagiscono con i prodotti digitali. Cosa significa progettare esperienze anziché semplici funzioni?

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Innovazione
Scritto da
Nicolò Volpato
Persona che partecipa a una videochiamata di gruppo su laptop, con molte persone visibili a schermo. Sulla scrivania, tazza, smartphone e cuffie.

Due settimane fa abbiamo avuto l’opportunità di trascorrere un paio di pomeriggi insieme a Josh Clark e Veronika Kindred di Big Medium per confrontarci sul rapporto tra AI e Design, il futuro della progettazione di prodotti digitali, e approfondire ciò che definiscono come Sentient Design.

Josh e Veronika hanno fatto un lavoro eccezionale di studio, messa a sistema e sintesi, che da qualche tempo stanno divulgando attraverso webinar, workshop e articoli. Ma al di là dell’etichetta, di cosa stiamo parlando quando parliamo di Sentient Design?

Schermata con il titolo
Gli attributi delle interfacce intelligenti, secondo Josh Clark e Veronika Kindred

Comprensione del contesto e dell’intento

Grazie all’AI possiamo progettare interfacce e prodotti “senzienti”, che hanno la capacità di decodificare e comprendere il contesto e l’intento dell’utente.
Da input multi-modali, a domande in linguaggio naturale, a raccolta e analisi di dati contestuali, abbiamo a disposizione una moltitudine di informazioni per poter produrre un output e conseguentemente un’interfaccia che risponde in modo personalizzato anzichè generico. In particolare gli LLM sono un ottimo strumento di riconoscimento del linguaggio e quindi utili a ricavare l’intento dell’utente e modellare la successiva interazione sulla base di quello.

Prioritizzare gli obiettivi delle persone, comprendere intento e contesto è parte integrante del valore che stiamo generando attraverso l’AI, sia per l’utente che per il business, così come è parte integrante nel creare una relazione di fiducia e affidabilità verso il sistema, in quanto in grado di rispondere adeguatamente ad un bisogno.

Esperienze radicalmente adattive

Grazie a questa capacità di comprensione, possiamo erogare interfacce al momento e su misura, del tutto adattive e in tempo reale.
Se un tempo era l’utente a doversi adattare al sistema, oggi abbiamo la possibilità di adattare l’output del sistema all’utente.

Questo però non cambia un principio fondamentale del design: progettare interfacce in linea con i modelli mentali delle persone. L’AI non deve sostituire questo approccio, ma amplificarlo, creando esperienze su misura e allineate alle aspettative degli utenti.

È in questa definizione di radicalmente adattivo che si colloca il concetto di Bespoke UI, o user interface su misura, assemblata a partire da template e componenti esistenti (se ti interessa approfondire i temi di Design System ne abbiamo parlato qui) sulla base dell’intento dell’utente.

Interfaccia di Salesforce Generative Canvas con pannelli informativi su obiettivi di riunione, stakeholder e panoramica account.
Generative Canvas di Salesforce - Fonte: https://www.salesforce.com/blog/generative-canvas-lightning/

Esperienze “magiche” attraverso un pensiero divergente

La provocazione è che quando progettiamo con l’AI più che andare incontro a limiti tecnologici è più facile e frequente scontrarci con limiti di immaginazione.

Josh ci ha lanciato una sfida: e se invece di partire dalla tecnologia, partissimo dall’esperienza che vogliamo creare? Invece di chiederci “come possiamo usare l’AI?”, proviamo a chiederci “che tipo di esperienza vogliamo offrire?”.
Solo dopo viene la tecnologia.

Questa modalità di pensiero — che di nuovo attinge ai fondamenti del design, ma sotto una nuova luce — ci consente di immaginare soluzioni nuove, diverse, che non necessariamente ripercorrono gli schemi.

Su questo punto vorrei aprire una parentesi, rifacendomi invece alla teoria della complessità e alle conversazioni che in Tangible in questi anni abbiamo avuto l’opportunità di fare con Alessandro Cravera: se in uno scenario complicato e prevedibile — come quello di design e sviluppo fino a prima dell’AI — hanno senso e valore le best practices, in uno scenario che si sposta verso il complesso, in cui diminuisce la prevedibilità del risultato, si opera in tempo reale e diminuisce il controllo, si apre il terreno alle pratiche emergenti.
E in termini di interfacce e interazioni, siamo nettamente in questo terreno rispetto all’AI oggi, nella fase in cui cerchiamo di definire un set di pratiche emergenti invece che applicare best practices consolidate.

AI non solo come strumento, ma come abilitatore di esperienze

Ecco il vero cambio di prospettiva: smettiamo di vedere l’AI come un semplice tool da aggiungere ai prodotti. Pensiamola piuttosto come un materiale di base, un ingrediente che può ridefinire il modo in cui quei prodotti vengono progettati e vissuti.

A questo proposito si parla di “casual intelligence”, ovvero quelle porzioni algoritmiche e intelligenti che possiamo utilizzare qua e là in prodotti e servizi esistenti, aggiungendo automatismi, personalizzazione e contestualizzazione.

Questo aspetto non è da sottovalutare, presi dall’hype di prodotti AI-native, soprattutto per tutti quei contesti in cui l'innovazione è tipicamente incrementale e non radicale: gli ecosistemi digitali maturi, ampi e articolati possono senz’altro beneficiare di innesti di “casual intelligence” anche nel breve periodo.

Smartphone con schermata di Amazon che mostra sintesi AI delle recensioni dei clienti con punteggi e tag interattivi sugli aspetti valutati.
Esempio di casual intelligence: la sintesi delle recensioni su Amazon fatta tramite AI - Fonte: https://www.aboutamazon.com/news/retail/amazon-ai-generated-review-highlights

Come opera Tangible in questi scenari?

Che si tratti di progettare qualcosa di nuovo o innestare “casual intelligence” in prodotti e servizi esistenti, stiamo costruendo gli strumenti per guidare i nostri clienti in questa trasformazione.
Nel prossimo post offriremo una panoramica del nostro approccio all’AI nei progetti. Se nel frattempo vuoi saperne di più, parliamone.

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